Meditazione
sulla X Stazione: Gesù è spogliato delle vesti
Il diavolo
veste Prada. Oh, ben conosceva, Francesco, il potere di seduzione esercitato
dalle belle stoffe che il padre commerciava con profitto. Ed è quel potere che
Francesco, guardando Gesù sulla via del Calvario, rinnega; è a quel potere che,
come Gesù, Francesco rinuncia, svestendosi davanti al Vescovo per rendere a
Mammona e al padre terreno, il suo avere, nella scelta gioiosamente radicale di
seguire Gesù. Quel potere, con tutti i suoi derivati, a lui non interessa. Ha
scelto il Padre Celeste. Sulla sua nudità, ricoperta solo dal cilicio, si
stende e lo avvolge il manto della Chiesa, che lo accoglie quale suo figlio.
Ben altra paternità, dunque, e nessuna vergogna in quel santo gesto. Quale
vergogna, invece, e quale diversità dalla spoliazione di Adamo ed Eva, privati
dei vestiti della Grazia, resi nudi dalla
loro ribellione al Padre, che pure ebbe misericordia della loro nudità
fisica e spirituale, e alla prima diede copertura, e per la seconda, decretò
rimedio: solo Gesù, lasciandosi spogliare delle sue vesti, ha potuto riottenere,
per la vera nudità, le vesti della Grazia, dell’armonia e amicizia col Padre, e
riparare quella vergogna. E Francesco, nella sua scelta di totale povertà, ci porta
a meditare sullo strazio divino della croce dove Gesù, Re dell’Universo,
permette anche che il segno di tale regalità, la sua veste tessuta tutta di un
pezzo, sia giocato a dadi dai suoi crocifissori. Quella regalità di figli di
Dio giocata e persa ai dadi del tranello satanico dai nostri progenitori. E
noi, di quali panni vestiamo la nostra anima, con quali vesti ci presentiamo al
Padre? Quali nudità nascondiamo nell’intimo dei nostri cuori? Gesù, siamo dei
peccatori. Abbi ancora pietà di noi e ricopri le nostre miserie con la veste
della tua Misericordia. Amen.
Conclusione con la Salve Regina.
LA RESPONSABILE
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