S.S. ANNUNZIATA ORA DI PREGHIERA DEL 17 DICEMBRE 2010-
S.S. ANNUNZIATA ORA DI PREGHIERA DEL 17 DICEMBRE 2010- Essere figli del Padre. Così ci siamo lasciati l’ultimo incontro, questo il desiderio di Santa Faustina. Vediamo cosa ci dice Gesù in merito, e leggiamo sempre alla luce della Divina Misericordia il capitolo 4 dal vangelo di S.Giovanni, versetti 1-42. La chiave di lettura che useremo è la parola “battesimo”, con la quale Giovanni inizia la narrazione dell’episodio della samaritana. Giovanni fa subito una netta distinzione tra ciò che opera Gesù e ciò che è in quel momento affidato ai discepoli, e che consisteva in loro nell’annuncio dell’avvento del Regno, in un forte richiamo di purificazione e conversione di vita, così come operava il Battista per preparare la strada alla venuta e ormai alla manifestazione in atto de "l'atteso dalle genti”, del Messia, del Salvatore. Per capire l’ottica in cui si svolge la vicenda andiamo a rileggere la parte finale del capitolo 3, in cui Giovanni Battista proclama.” Colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio e dà lo Spirito senza misura.” Giovanni evangelista comincia il quarto capitolo su questa premessa, con Gesù perseguitato dai farisei in viaggio verso la Galilea e di passaggio per la Samaria. E’ in questa prospettiva che possiamo comprendere l’importanza del luogo, cioè un pozzo, dove la Misericordia incontra il peccato in una donna della Samaria. E’ qui che Gesù opera il battesimo,il Suo battesimo. Non usa l’acqua del pozzo, ma l’acqua della Misericordia del Suo Spirito per rendere cosciente la donna della sua situazione di peccato. Usa quell’Acqua Viva che diventerà sorgente di Vita anche per tutto il resto della popolazione di Sicar che la donna, lasciata la sua brocca, e la sua acqua, andrà a chiamare. Ora quello non era “un” pozzo, ma “il” pozzo che Giacobbe aveva lasciato in eredità al prediletto figlio Giuseppe.Nella sua profondità si cela la storia del popolo ebraico in viaggio con il Signore della Storia e della storia personale di ciascuno dei suoi figli. Vediamo in questa figura di amore tra Israele e Giuseppe, tra padre e figlio, Il Padre e Gesù. Anch’Egli è il Figlio prediletto. Unigenito. Anche’Egli sarà tradito, ma il Padre lo risusciterà e sarà causa di salvezza non solo del suo popolo, come Giuseppe lo fu del suo, quando venne la carestia, ma di tutti i popoli, di tutti i suoi fratelli, perché in Lui tutti siamo diventati figli del Padre. Giuseppe era non solo un giusto:la sua caratteristica principale si rivela al culminare della sua vicenda nell’incontro con i fratelli che tanto male gli avevano arrecato: Giuseppe perdona. Non a caso Gesù è presso quel pozzo. Giuseppe, figura di uomo giusto e misericordioso, insieme alla capacità, dono di Dio, di interpretare i sogni, ci rimanda ad un altro Giuseppe, il padre putativo di Gesù, che, uomo di misericordia, non voleva, pur nella terribile scoperta di vedere la sua sposa, Maria, incinta, che fosse lapidata. E chi ha misericordia viene, sì, provato, come gli antichi Giuseppe, ma sempre riceve guida da Dio. Non a caso il primo Giuseppe ereditò il pozzo, cioè l’acqua senza la quale non c’è possibilità di vita. Ecco Gesù, che battezza in Spirito Santo, venuto a darci quella sorgente che zampilla in eterno, la Sua Vita, per mezzo dello Spirito, perché è la Misericordia che sulla croce ha perdonato. Ed il secondo Giuseppe, anche lui con un dono riguardante i sogni, eccolo custode di Colei che darà alla luce Colui che prenderà su di Sé il peccato del mondo e lo vincerà col Suo Sangue, purificando i peccatori nell’Acqua e distruggendo il male nel Fuoco dello Spirito. Giuseppe fu il santo che credette e obbedì, proteggendo il Pozzo che conteneva l’Acqua della Vita, proteggendo la Vergine e il piccolo Gesù che accettò quale Figlio di Dio nel silenzio del suo sacrificio di uomo. Credette e obbedì a Dio. E questo atteggiamento è proprio quello richiesto da Giovanni Battista, sempre alla fine del terzo capitolo, che, continuando la descrizione del Cristo quale datore senza misura dello Spirito, aggiunge: “Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna, chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita ma l’ira di Dio incombe su di lui.”
La Misericordia del Padre manda il Figlio a proferire le Sue Parole e a donare lo Spirito, perché “immersi” (questo significa essere “battezzati”) nel Suo Amore possiamo riconoscere i nostri peccati e accettare il Suo perdono nella Sua Azione Paterna di salvezza. Essere battezzati nello Spirito significa entrare in comunione con Lui per mezzo di Gesù. Significa aprirsi alla comprensione trinitaria di tutto ciò che ci circonda e ci compete, e ci dà la capacità, nella conoscenza della Volontà Divina, di discernere ciò che viene da Dio da ciò che non viene da Lui; ci fa attenti a distinguere ciò che è bene da ciò che è male, affinchè possiamo vivere, come i Giuseppe della storia della salvezza, come Gesù, nella sua obbedienza ed amore, nella sua natura umana di figlio, al Padre, quali veri figli, quali veri adoratori del Padre. Quanto espone così sinteticamente il Battista è ciò che Gesù ci propone,ed è ciò che consegue in noi in ogni scelta della nostra vita in rapporto alla conoscenza e all’esperienza personale di tale amore paterno riversato su di noi da Gesù che viene, come ci ricorda anche questo Natale, ad annunciarci e a donarci. O crediamo, o non crediamo. O obbediamo, o non obbediamo. Possiamo scegliere fra bene e male, così come Dio ce lo insegna, e non come lo decidiamo noi, come la samaritana che aveva avuto 5 mariti e nel suo popolo adorava un Dio “separato”, sul loro monte. Possiamo riconoscere i nostri peccati secondo la Parola di Dio e accettando la Sua Misericordia cambiare ciò che è a Lui sgradito, e lasciarci, liberati dal Suo Amore, inondare il cuore e la vita di pace e di gioia che nessuno potrà mai toglierci; oppure possiamo scegliere di rifiutare la Verità, continuando a vivere con la nostra piccola brocca e la nostra poca acqua, sapendo, però, Giovanni Battista ci avvisa, che dovremo poi affrontare la Sua Giustizia. Il dialogo iniziato da Gesù è la Misericordia che tende la mano. Gesù vuole salvarla, questa donna, ed è la parola “acqua” che il Signore usa per battezzarla, immergerla in quel Fuoco che è Luce dei cuori, che lava ciò che è sordido, che drizza ciò che è sviato e senza il quale nulla è senza colpa. L’immerge nella verità della sua situazione materiale e spirituale. Gesù le parla riconoscendo in lei una figlia del Padre e quale Messia, come a lei si rivela, le spiega che il Padre vuole essere adorato in Spirito e Verità. Non in un luogo,su un monte, o in una città. Il Padre cerca non vuote regole o esteriori liturgie, ma figli. Ovunque ci siano figli, c’è un padre, tanto più Colui che ha voluto farsi chiamare “Padre nostro”: “il” Padre, che attende a braccia aperte il loro, il nostro amore. Questo dice Gesù alla samaritana. Mostra un Dio alla ricerca di Figli dal cuore colmo di misericordia, figli immersi nel Suo Spirito che vivano coerentemente nella Verità delle sue Parole alla Luce della Sua Parola: Gesù.
Andiamo anche noi al pozzo di Sicar, al pozzo di Giuseppe. Ringraziamo Gesù che tanto ha sofferto per noi, così come per la conversione di quella donna e di quella popolazione pur stanco del viaggio, offre al Padre il suo digiuno perché si compia la Sua Volontà; e rende consapevoli i suoi discepoli che il grosso del lavoro, la semina, in questo caso, l’ha fatta Lui; ma che insieme gioiranno “chi semina e chi miete” ossia Lui coi suoi discepoli, perché verranno, quelli di Sicar, e non più per le parole della donna, ma per quelle del Padre; crederanno in Lui, il Figlio del Padre; e avranno la Vita Eterna.
LA RESPONSABILE
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