mercoledì 8 febbraio 2012

S.S. ANNUNZIATA ORA DI PREGHIERA DEL3-2-2012

S.S. ANNUNZIATA    ORA DI PREGHIERA  DEL3-2-2012


Con rinnovato fervore ci ritroviamo qui, in ginocchio davanti la tua Icona, davanti a Te, Gesù, prigioniero d'amore per noi in questo tabernacolo che vorremmo aperto per meglio adorare la Tua reale presenza fra noi in Corpo, Sangue, Anima  e Divinità. E vogliamo parlarti, Gesù, in quest'ora di preghiera, e cantare, dolcemente, piano piano, non per  "disturbare", ma per lodarti e testimoniare il nostro amore a Te, al tuo essere vivo in mezzo a noi, a noi a cui Tu doni la Tua Pace, la Tua Speranza, la Tua Guarigione e Liberazione. Vogliamo obbedire a Te, Gesù, e non agli uomini che vogliono proibirci di pregare. Oggi è il primo venerdì del mese. Oggi vogliamo ringraziarti di aver permesso una settimana di preghiera, dal 2 al 7 Febbraio, per la famiglia, nella chiesa di S. Carlo, con le reliquie di S. Maria Margherita e S Claudio apostoli del Tuo Cuore e instauratori della devozione e spiritualità del Tuo Sacro Cuore, base preparatoria nella  Chiesa, per Tua Volontà, e svolgimento del Tuo magistrale portarci sempre più alla comprensione dei Tuoi intendimenti, all'instaurazione del culto alla Divina Misericordia, sancito ufficialmente da Giovanni Paolo II, per mezzo di S. Faustina. Aspettiamo il tuo ritorno, Gesù. Il tuo ritorno glorioso, da Risorto, come ci appari nell'Icona della Divina Misericordia. E se nelle promesse a S. Margherita dici che benedirai i luoghi che espongono l'immagine del  Tuo Cuore,  a S. Faustina e alla Chiesa dici che Vuoi essere esposto nelle chiese, vuoi essere visto, amato, pregato, per la nostra salvezza, per darci il Tuo perdono e il Tuo Amore, vuoi salvarci in ogni modo. Per questo continuiamo a venire qui, a supplicare la Tua Misericordia per quelli che non la vogliono. Oggi meditiamo una parte, la prima, dell'Ora Santa che Maria Valtorta, della quale si aspetta che proceda il processo di beatificazione, sepolta in una cappella di questa Basilica, ha da Te ricevuto nel 1944:


I.
"Se non ti laverò non avrai parte nel mio Regno".
Anima che amo, e voi tutti che amo, udite. Io sono che vi parlo, perché voglio passare con voi quest'ora.
Io, Gesù, non vi allontano dal mio altare anche se ad esso venite con l'anima lesa da piaghe e malattie o avvolta in liane di passioni che vi mortificano nella vostra libertà spirituale, dandovi legati in potere della carne e del suo re: Lucifero.
Io sono sempre Gesù, il Rabbi di Galilea, quello che i lebbrosi, i paralitici, i ciechi, gli ossessi, gli epi­lettici chiamavano a gran voce dicendo: "Figlio di Davide, abbi pietà di me". Io sono sempre Gesù, il Rabbi che tende la mano a colui che affoga e gli dice: "Perché dubiti di Me?". Io sono sempre Gesù, il Rabbi che dice ai morti: "Alzati e vivi. Lo voglio. Esci dal tuo sonno di morte, dal tuo sepolcro, e cammina" e vi rendo a chi vi ama.
E chi vi ama, o miei diletti? Chi vi ama di amore vero, non egoista, non mutabile? Chi vi ama di un amore non interes­sato, non avaro, ma unica sua mèta è quella di darvi ciò che per voi ha accumu­lato e dirvi: "Prendi. È tutto tuo. Tutto questo l'ho fatto per te, perché sia tuo e tu ne goda"? Chi? L'eterno Dio. Ed Io a Lui vi rendo. A Lui che vi ama.
Io non vi allontano dal mio altare. Perché quell'al­tare è la mia cattedra, è il mio trono, è la dimora del Medico che guarisce ogni male. Da qui Io vi insegno ad avere fede. Da qui, Re di Vita, vi dono la Vita. Da qui mi curvo sulle vostre malattie e le risano con l'alito del mio amore.
Faccio più ancora, o figli. Scendo da questo altare e vi vengo incontro. Eccomi che mi faccio alla soglia di queste mie case dove troppo pochi entrano e in meno ancora vi entrano con fede sicura. Eccomi che, figura di pace, mi affaccio sulle vostre vie dove passate accasciati, avvelenati, arsi dal dolore, dall'interesse, dall'odio. Ecco che vi tendo le mani, perché vi vedo vacillare stanchi sotto il peso di macigni che vi siete impo­sti e che hanno preso il posto di quella croce che lo vi avevo data in mano per­ché vi fosse sostegno come lo è il bordone per il pelle­grino. Ecco che vi dico: "Entra. Riposa. Bevi", per­ché vi vedo esausti, asse­tati.
Ma voi non mi vedete. Mi passate accosto, mi urtate, talora per malanimo, talo­ra per offuscamento di vista spirituale, mi guar­date delle volte. Ma sapete di esser sozzi e non osate accostarvi al mio candore di Ostia divina. Ma questo Candore vi sa compatire. Conoscetemi, uomini, che di Me diffidate perché non mi conoscete.
Udite. Io ho voluto la­sciare la Libertà e la Purezza che sono l'atmo­sfera del Cielo e scendere in questo vostro carcere, in quest'aria impura, per aiu­tarvi, perché vi amo. Più ancora ho fatto: mi sono privato della mia libertà di Dio e mi sono reso schiavo di una carne, l'Infinità ser­rata in un pugno di muscoli e ossa, soggetta a sen­tire le voci di questa carne a cui è pena il freddo e il sole, la fame, la sete, la fatica. Tutto potevo igno­rare. Ho voluto conoscere le torture dell'uomo deca­duto dal trono di innocente per amarvi di più.
Non mi è bastato ancora. Ho voluto - poiché per compatire bisogna patire ciò che patisce chi si com­patisce - ho voluto sentire l'assalto di tutti i senti­menti per sentire le vostre lotte, per capire quale astuta tirannide vi pone nel sangue Satana, per comprendere come è facile rimanere ipnotizzati dal Serpente se si abbassano un solo momento gli occhi sul suo sguardo fascina­tore, dimenticando di vivere nella luce. Perché nella luce non vive il serpe. Va nei recessi ombrosi che paiono ripo­santi e sono unicamente insidiosi. Per voi queste ombre hanno nome: donna, denaro, potere, egoismo, senso, ambizione. Vi eclis­sano la Luce che è Dio. In mezzo ad esse è il Ser­pente: Satana. Pare un monile. È la corda per il vostro strangolamento. Ho voluto conoscere ciò perché vi amo.
Non mi è bastato ancora. A Me sarebbe bastato. Ma la Giustizia del Padre poteva dire alla sua Carne: "Tu hai trionfato dell'insi­dia. L'uomo-carne come Te ora, non sa trionfare, e perciò sia punito perché Io non posso perdonare a chi è sozzo". Ho preso su Me le vostre sozzure. Quelle pas­sate, quelle del momento e quelle future. Tutte. Più di Giobbe immerso in un leta­maio putrido per fare velo alle sue piaghe Io fui, quando sommerso dal peccato di tutto un mondo non osavo neppur più alzare gli occhi a cercare il Cielo, e gemevo sentendo pesare su Me il corruccio del Padre accumulato da secoli, cosciente delle colpe avve­nire. Un diluvio di colpe sulla Terra, dalla sua alba alla sua notte. Un diluvio di maledizioni sul Colpe­vole. Sull'Ostia del Pec­cato.
O uomini! Più innocente di un pargolo che la madre bacia al ritorno dal suo battesimo Io ero. E di Me inorridì l'Altissimo perché ero il Peccato, avendo preso su Me tutto il pec­cato del mondo. Ho sudato di ribrezzo. Sangue ho sudato per il ribrezzo di questa lebbra su Me che ero l'Innocente. Il sangue m'ha rotto le vene nello schifo di questo fetido sta­gno in cui ero sommerso. E a compiere questa tortura, a spremere dal cuore il mio sangue, si è unito l'amaro di esser maledetto, perché non ero in quell'ora il Verbo di Dio: ero l'Uomo. L'Uomo. Il Colpevole.
Posso, Io che ho provato, non comprendere il vostro avvilimento e non amarvi perché siete avviliti? Vi amo per questo. Non ho che ricordare quell'ora per amarvi e chiamarvi: "Fra­telli!". Ma chiamarvi così non basta perché il Padre vi possa chiamare: "Figli". Ed Io voglio che così vi chiami. Che fratello sarei se non vi volessi meco nella Casa paterna?
Ecco allora che vi dico: "Venite, che Io vi lavi". Nessuno è tanto lurido che il mio lavacro non lo de­terga. Nessuno è tanto puro da non aver bisogno del mio bagno. Venite. Non è acqua questa. Vi sono fonti di miracolo che sanano le piaghe e i morbi della carne. Ma questa è più di esse. Questa fonte sgorga dal mio petto.
Ecco il Cuore squar­ciato da cui zampilla l'acqua che lava. Il mio Sangue è la più limpida acqua che sia nel creato. In esso si annullano infermità e imperfezioni. E bianca e integra torna la vostra anima, degna del Regno. Venite. Lasciate che Io vi dica: "Io ti assolvo!". Apri­temi il vostro cuore. In esso sono le radici dei vostri mali. Lasciate che lo entri. Lasciate che Io sle­ghi le vostre bende. Vi fanno ribrezzo le vostre piaghe? Viste alla mia luce vi appaiono qual sono: bru­licanti di vermi schifosi. Non le guardate. Guardate le mie. Lasciatemi fare. Ho mano leggera. Non senti­rete che una carezza... e tutto sarà guarito. Non sentirete che un bacio e una lacrima. E tutto sarà mondato.
O come belli sarete, allora, intorno al mio altare! Angeli fra gli angeli del Ciborio. E grande gioia ne avrà il mio Cuore. Per­ché sono il Salvatore e non disprezzo nessuno. Ma sono anche l'Agnello che si pasce fra i gigli, e d'esser circondato di candore mi beo perché per farvi can­didi ho preso vita e ho dato vita.
O come vedo sorridervi il Padre e sfolgorarvi dei suoi fulgori l'Amore, per­ché non siete più macchiati di peccato!
Venite alla fonte del Sal­vatore. Il mio Sangue scenda sull'animo contrito e una voce, in cui è la mia, dica: "Io ti assolvo nel nome del Padre, Figlio e Spirito Santo".
Come sempre, abbiamo invocato lo Spirito Santo, pregato con la preghiera di Santa Faustina per la Chiesa Fiorentina, per tutti i sacerdoti, religiosi, sopratutto quelli in crisi e in difficoltà, abbiamo offerto la Coroncina per implorare la pace nel mondo, in particolare per il mondo arabo e per il rischio della guerra atomica, abbiamo pregato per le necessità di ciascuno e di tutti coloro che ci hanno chiesto preghiere. L'ora è terminata con la Salve Regina alla nostra Madre della Misericordia.
La Responsabile


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